ANCORA SUL DISSESTO DI CALVI RISORTA
Da
parte di alcuni amici, ai quali attribuisco da sempre obiettività e serenità di
giudizio, sono pervenute alcune critiche al mio post precedente, in particolare
dove affermo: “Con una simile diaspora, la corsa
verso la massima autorità cittadina appare ora ben più difficile per Giovanni
Lombardi, così come per Giovanni Marrocco, anche lui privato anzitempo
dell’apporto indispensabile di Nicola Cipro.”
Poiché le critiche vertevano per lo più sull’indispensabilità di
Nicola Cipro, dandomi così implicitamente ragione sull’apporto di Antonello
Bonacci, sono andato a chiedere a Nicola quali fossero i suoi programmi futuri
in vista delle prossime elezioni.
“Delle
cose venute alla luce ultimamente, e mi riferisco al dissesto, siamo in qualche
modo tutti colpevoli, e mi metto anch’io nel novero di questi. Certo, qualcuno
è più colpevole di altri in termini di operosità volta al tracollo del comune,
ma di questo accertamento si dovrà fare carico la giustizia amministrativa e,
speriamo di no, quella penale. Forte di questa convinzione, ho deciso che il
mio tempo di occuparmi della cosa pubblica è ormai ampiamente scaduto e di
questo dovrebbero rendersi conto anche altri, che invece vedo pronti a
rimettersi in gioco. Ma con quale faccia lo faranno? Che andranno a raccontare
agli elettori? Senza contare che, in caso di loro elezione ed eventuali
incriminazioni consegnerebbero di nuovo il paese al commissario prefettizio. A loro dico: lasciate perdere, abbandonate il
campo, lasciandolo a gente più giovane e sicuramente più meritoria, aggiungo.
Al punto in cui siamo, d’altronde, è difficile fare peggio!”
“E
Nicola Cipro che farà?”, chiediamo.
“Nicola
Cipro, come già detto, si ritira a vita privata. Alcuni amici mi hanno chiesto
di far parte di un nuovo gruppo composto da professionisti, studenti, operai e
commercianti che si riunisce unicamente, per ora, solo per osservare e studiare
cosa sia meglio per la nostra cittadina. Ed io mi limito a partecipare a queste
riunioni, dando il mio contributo d’esperienza laddove venga richiesto.”
A
questo punto, rimango fermo nel mio assunto sull’indispensabilità per Giovanni
Marrocco della figura di Nicola Cipro, che pare tuttavia deciso a non lasciarsi
coinvolgere ulteriormente.
Volgendo
lo sguardo al panorama delle tante osservazioni che si leggono in questi
giorni, particolare accento va posto alle esternazioni di Vito Taffuri, che se
la prende con tutti, ivi compreso il Commissario Prefettizio e da quello che
scrive viene prepotentemente fuori, sia pure con una grammatica saccheggiata,
la voglia di dare la paternità di quanto accaduto ai tanti personaggi che si
sono succeduti sul massimo scranno comunale.
Personaggi
che, nessuno escluso, anche se spesso non in maniera diretta, ma affidandosi ad
amici e scrittori compiacenti, stanno ora facendo a gara per dichiarare la
propria completa estraneità a quanto accaduto.
E a
costo di attirarmi i fulmini di Vito, tendo ad escludere, fin d’ora, ogni
responsabilità dall’attuale commissario prefettizio, che, solo dopo un esame
approfondito della situazione contabile – amministrativa, si è reso forse conto
di non poter tirare fuori il comune dalle sabbie mobili nel quale si era da
tempo impantanato.
Uguale
discorso mi sembra di poter fare per l’amministrazione Marrocco, priva di ogni
possibilità di spendere alcunché, data la situazione finanziaria disastrosa
trovata.
E se
non fosse stato per il pasticciato espletamento della gara per la Nettezza
Urbana, avvenuta a costi proibitivi per la comunità, responsabilità non da
poco, intendiamoci, oggi staremmo a dire che l’amministrazione Marrocco ha
comunque fatto tutto il possibile per salvare il salvabile, con i pochi,
pochissimi mezzi a propria disposizione.
E
allora, diranno i miei pochi, ma fedeli lettori, a chi va attribuito tanto
sconquasso?
Vedete,
amici, amministrare un comune non è cosa facile. Per questo c’è bisogno di un
tecnico, che sappia scrivere e interpretare bilanci.
Troppo
spesso, però, il tecnico si trova di fronte alla necessità di equilibrare le
norme tecniche con quelle politiche, che obbligano all’approvazione del
bilancio in un determinato periodo, pena lo scioglimento del consiglio.
Ma poiché
abbiamo avuto la fortuna, o la sfortuna, come comunque qualcuno vorrà definirla,
di aver avuto lo stesso tecnico finanziario per tutti questi lunghi anni, chi
meglio di lui potrà spiegare, agli organi amministrativi di controllo, a quanti
e quali aggiustamenti politici è stato costretto nel corso del tempo e,
soprattutto, da chi?
Spetterà
poi alla magistratura amministrativa e, speriamo solo quella, attribuire colpe
e relative responsabilità.