Le risate di una vita





"Le risate di una vita" di Fabrizio Virgili
 Recensione di Massimo Zona




Conosco Fabrizio Virgili da una vita, da quando conquistammo insieme lo scudetto di Pallamano a Roma, l’unica volta di una squadra romana.
Ho già letto il suo libro precedente, “Le 4 vite di Matt”, rimanendo colpito dal suo stile di scrivere, fluido e diretto.
In questa sua ultima fatica letteraria “Le risate di una vita”, narra in 150 racconti tutti gli episodi che, come dichiara lui stesso, “mi hanno fatto sorridere”.
Racconti che iniziano dal suo periodo di bambino e si srotolano man mano che l’età cresce, da ragazzino, alle medie, al liceo e all’università.
L’esperienza di Pereto, piccolo paese abruzzese in cui trascorre molte estati, la gioventù a Roma, sua città natale e di abituale residenza, il suo excursus sportivo e professionale, come campione di atletica nella difficile disciplina dei 110 ostacoli e, in seguito, come professore di ginnastica nelle scuole.
Per ogni periodo una miriade di ricordi, ognuno ben delineato nelle caratteristiche dei protagonisti, ognuno descritto con dovizia di particolari, ognuno concluso con una battuta conclusiva a volte fulminante, com’è nello stile dello scrittore.
In tutte queste storie traspare il senso della lealtà, della verità che va rivelata per quella che è e non sottaciuta, anche se a farne le spese è lo stesso autore, reo di aver fatto più di una brutta figura. Ma la natura dello sportivo vero non tollera bugie e sotterfugi.
A voler cercare un difetto in questo bel libro, è forse quello di trovarvi inseriti  troppi racconti, ognuno dei quali, dopo un’attenta lettura, avrebbe meritato, di per sé, un commento.
Cosa impossibile, ovviamente.
E al commentatore resta il rammarico di avere sottolineato solo una minima parte dell’opera, mentre avrebbe desiderato valorizzarla tutta.
Pietre miliari “Il sessantotto”, “Italo”, “Lei può entrare”, “Meglio che geometra”, “Palpuzio” e soprattutto “Rita”, sui quali non svelo nulla, lasciando ai lettori la gioia di scoprirli da soli.
Alcuni, come “Uova di carnevale”, sono veramente esilaranti.
Ma i ricordi urgono, premono contro la porta del passato e hanno vita propria, ansiosi di venire, ognuno, alla luce.
E Fabrizio diventa un fiume in piena, si intuisce che vorrebbe fermarsi a un certo punto, che vorrebbe dire “aspettate un attimo, mettetevi in fila”. Ma ciò non gli è possibile e allora si lascia andare agli stessi, se li coccola uno per uno, si sforza di dare a tutti la propria importanza e dignità. E alla fine trova anche modo di inserire preziosissime perle come “Sarò breve”, un compendio di frasi in cui si diverte con le parole (La felicità è un urlo, per un po’ ne resta l’eco), un piccolo corollario di espressioni “Tipicamente romane” (Sodio: e smettila di vantarti!) e alcune sue frasi ricorrenti (Vi ringrazio che mi fate sentire come a casa mia. Dove non mi si fila nessuno!).
In ultimo, ma non per ultimo, andatevi a leggere l’episodio “Non offendere la mia intelligenza”, un canto d’amore alla propria compagna di vita.
Insomma, un libro da leggere, magari una decina di racconti alla volta, ma non per non annoiarsi, solo per avere il tempo di assaporarli completamente.

Post popolari in questo blog

I TANTI PLUTARCO DI CASA NOSTRA

E' tempo di "community" sulla politica calena

QUANDO LA NAVE AFFONDA ….