BAROIA LESS ONE
UNA CHITARRA
PER QUEI TEMPI ANDATI, BELLISSIMI E
INDIMENTICABILI.
Non mi
capita spesso di pensare al passato, per quel senso di malinconia diffusa che
danno le cose quando si sono perse per i motivi più disparati, riconducibili
sempre ad una stessa variabile, per
fortuna uguale per tutti gli uomini: lo scorrere del tempo, continuo,
inesorabile, cadenzato.
Di fronte ad
esso cambiano gli scenari della vita, nostra e quella degli altri, e ti scopri a
non conoscere la strada che hanno intrapreso tanti amici, con i quali hai
diviso gioie e dolori, momenti importanti o semplicemente divertenti.
Ti ricordi
allora di una vecchia cantina, dove quattro amici avevano messo su un
complesso, di quelli standard dell’epoca, con chitarra solista, basso, batteria
e chitarra di accompagnamento, che si chiamava “Baroia” , un nome senza
significato, ma pieno di un’emozione incredibile per loro quattro.
Due anni fa,
su Facebook, apparve un trafiletto dove si annunciava una serata musicale con i “Baroia”!
Salto sulla
sedia e guardando bene scopro sul manifesto una scritta “Baroia, less one”, i
Baroia meno uno.
I miei
compagni avevano continuato a suonare in questo tempo e negli ultimi anni
avevano inteso far rivivere il vecchio complesso. Senza dimenticarsi tuttavia
di me e in quel “less one” c’era ancora tutto l’affetto per il loro compagno.
Sono andato
naturalmente a vederli e l’incontro, dopo quarant’anni di attesa, è stato
emozionante e coinvolgente.
Abbiamo da
allora continuato a sentirci e proprio l’altro giorno, in un viaggio di lavoro
a Roma, ho trovato il tempo di andare a trovare i due che lì ancora abitano:
Luciano, il solista e Mauro, il bassista.
Sono rimasto
a pranzo con Luciano e abbiamo parlato sempre e solo dei mille aneddoti dei
nostri tempi di musicisti e, alla fine, lui mi ha chiesto se suonassi ancora.
Gli ho
risposto che non avevo più neanche la mia vecchia Framus, persa in uno dei
tanti, troppi traslochi della mia vita.
Al momento
di lasciarci, mi ha messo in mano un fodero con dentro una delle sue chitarre elettriche.
Sapendo come
lui fosse affezionato ad esse, ho tentato di dissuaderlo, ma non c’è stato
nulla da fare. Ha preteso che accettassi il regalo.
Sono tornato
alla stazione con la mia nuova chitarra, ancora pieno di emozione e gratitudine
per quel compagno così particolare e sensibile.
Ed oggi,
seduto sul divano del mio studio, scopro di avere ancora intatti i ricordi di
parole e musiche che eseguivamo insieme.
E mi perdo
nella melodia di “Have You Ever Seen the Rain” dei Creedence Clearwater Revival,
dei quali facevamo praticamente tutto il repertorio.
Grazie,
“Duca” Luciano!